Il rapporto tra tecnologia e arte

*** Il contenuto di questo articolo, che è una prima bozza sull’argomento,  è stato ampliato e sviluppato in altri post, ed anche attraverso realizzazioni artistiche dell’autore. Qui sotto si forniscono i link al materiale presente in questo blog, riguardante il rapporto tra arte e tecnologia.

Il materiale qui pubblicato non vuole costituire una fonte esaustiva sull’argomento “arte e tecnologia”, ma fornire semplicemente alcuni spunti.

Non è consentito ripubblicare anche solo in parte gli articoli di questo blog, senza espresso consenso dell’autore.

E’ necessario, ove si decidesse di richiedere di ripubblicarli sul web, su carta o su qualunque altro medium, riprenderli interamente senza alcuna aggiunta e/o taglio e fornire link alla/e pagina/e di questo blog ove sono inseriti, oltre che citare il nome dell’autore.

E’ possibile fare richiesta di ripubblicazione del materiale presente su questo bolg,  per scopi NON commerciali direttamente da questa pagina.

________________________________________________________________

Il Rapporto tra tecnologia e arte: recensioni su artisti ed opere artistiche tecnologici, dalla fine dell’800 ad oggi:


° Il rapporto tra tecnologia e arte (1) – gli impressionisti e la fotografia

° Il rapporto tra tecnologia e arte (2) – Muybridge e la cronofotografia

° Il rapporto tra tecnologia e arte (3) – le avanguardie: Hausmann e Moholy-Nagy

° Il rapporto tra tecnologia e arte (4) – Lo spazialismo di Fontana

° Il rapporto tra tecnologia e arte (5) – Gli Oscillons di Ben Laposky e l’arte “elettronica”

° Il rapporto tra tecnologia e arte (6) – Nam June Paik e la nascita della video-arte

° Il rapporto tra tecnologia e arte (7) – Myron Krueger e la realtà artificiale

° Il rapporto tra tecnologia e arte (8) – un coniglio transgenico come opera d’arte: GFP Bunny

° Il rapporto tra tecnologia e arte (9) – La mail art

° Il rapporto tra tecnologia e arte (10) – Vita vegetale simulata al computer – Wissengewächs

° Il rapporto tra tecnologia e arte (11) – video arte onirica – Lingering – Steven Perdikis

° Il rapporto tra tecnologia e arte (12) – robotica applicata all’arte – Marcel Li

° Il rapporto tra tecnologia e arte (13) – Il MoMA approda su Second life

° Il rapporto tra tecnologia e arte (14) –Eduardo Kac – e la bio arte

° Il rapporto tra tecnologia e arte (15) – Decoder Island – mostra d’arte su Second Life

° Il rapporto tra tecnologia e arte (16) – Gravicells, simulazione interattiva della curvatura dello spazio

° Il rapporto tra tecnologia e arte (17) – 01.org – 13 most beautiful avatars in Second Life

________________________________________________________________

IO.hum Beta version – Testo di una installazione di poesia con sintetizzatore vocale:


° IO.hum 0.1, beta (I)

° IO.hum 0.3, beta (II)

° IO.hum 0.3, beta (III)

° IO.hum 0.3, beta (IV)

° IO.hum 0.3, beta (V)

° IO.hum 0.3, beta (VI)

° IO.hum 0.3 beta (VII)

° IO.hum 0.3 beta (VIII)

________________________________________________________________

Segui “Parole e Immagini” su Facebook

In questa scheda  esamineremo l’evoluzione del rapporto tra arte e tecnologia, a partire dall’avvento del primo meccanismo di riproduzione meccanica delle immagini -la fotografia- fino alle più recenti sperimentazioni di arte elettronica contemporanea. L’obiettivo è quello di comprendere in che modo i dispositivi tecnici e tecnologici influenzano la pratica artistica e l’immaginario collettivo.

Il legame tra arte e tecnologia / arte e tecnica è sempre stato difficile da interpretare.
La relazione tra concezione ed esecuzione, nei secoli si è andata evolvendo lentamente, una storia che affonda le radici indietro nel tempo. La relativa lentezza con cui le innovazioni tecniche hanno influenzato il modo di fare arte, ha da sempre portato a rendere facilmente riconoscibile l’oggetto artistico e gli ambiti della sua creazione. Questo rapporto è sconvolto nell’età contemporanea, in cui si manifesta con maggiore evidenza una frattura tra le forme artistiche “tradizionali” e quelle “innovative”. Il dibattito sulla “legittimità di cittadinanza” dei nuovi strumenti in ambito artistico si riaccende periodicamente, e con una sorprendente identità di argomentazioni, accompagnando la comparsa di ogni nuova tecnologia (basti pensare al cinema, al video e, in tempi più recenti al computer).
La fotografia e il cinema -ma anche l’industria editoriale, la radio e più tardi la televisione- hanno messo radicalmente in discussione il ruolo dell’arte e degli artisti nella società, introducendo un nuovo, ingombrante protagonista: la macchina.”La sovrabbondanza di mezzi è il primo grande pericolo che l’arte deve affrontare. Quest’espressione è invero illogica (non c’è una sovrabbondanza di mezzi, ma un’incapacità di impadronirsene), ma si giustifica nella misura in cui riesce ad esprimere l’assurdità della nostra situazione. […] L’industria, la speculazione e la scienza applicata alla vita devono portare fino in fondo questo processo della dissoluzione dei tipi artistici esistenti prima che possa seguirne qualcosa di buono e di nuovo”. (G. Semper, Scienza, industria e arte, 1852).
“Gli artisti attuali sono le punte consapevoli di un vasto iceberg pubblico in stato di sonnambulismo. Sono loro a mettere in discussione gli effetti delle ultime tecnologie, computer, sistemi interattivi, multimedia, realtà virtuale e qualsiasi altro congegno appaia all’orizzonte del mercato, non in modo ingenuamente politico, ma a un più profondo livello psicosensoriale. Chi siamo? Cosa ci stanno facendo queste macchine? Quali riflessi ci danno di noi stessi? Come trasformano l’immagine di coloro che ancora pensiamo di essere? […] L’arte nasce dalla tecnologia. È la forza contraria che bilancia gli effetti dirompenti delle nuove tecnologie nella cultura. L’arte è l’aspetto metaforico di quelle stesse tecnologie che utilizza e critica.”
(Derrick de Kerkchove, The Skin of Culture: Investigating the New Electronic Reality, 1995).
Nell’ambito dei tentativi di ricondurre a una “tassonomia” univoca tutte le espressioni artistiche, nasce, a un certo punto, la definizione di “media art”, che però gli ultimi sviluppi mettono in crisi, proprio per la difficoltà nella catalogazione delle arti secondo il mezzo utilizzato.
I tre elementi che hanno messo in crisi il concetto di medium sono:
– Il fatto che gli stessi strumenti venissero usati per arte e per comunicazione/cultura di massa, che stempera l’ambito artistico, fino a quel punto elitario, nel mare magnum degli imput accessibili a chiunque.
– La riproducibilità dell’opera. Su questo punto c’è un acceso dibattito tra chi vorrebbe che la definizione di espressione artistica abbracciasse solo i lavori “unici” e chi accetta un allargamento del campo, in nome di una maggiore diffusione e visibilità dell’artista.
L’avvento del digitale sembrerebbe poter ricomprendere ed unificare tutte le precedenti espressioni “mediali” (con i suoi principi – transcodifica, immaterialità, computer come meta-medium, macchina generale programmabile).

Camera per daghrrotipia, fine 1800

La rivoluzione fotografica

Fu la collaborazione tra Joseph Nicéphore Niepce e Louis-Jacques-Mandé Daguerre che portò al brevetto del dagherrotipo
presentato ufficialmente all’Accademia delle Scienze di Parigi nel 1839 dal fisico Arago, seguito a breve dal calotipo di William Henry Fox Talbot.
Nessuna innovazione tecnica prima di allora aveva sfidato così apertamente l’universo delle immagini e le modalità della loro creazione, rimaste sostanzialmente invariate per secoli
le reazioni furono varie, ma nessuno potè restare indifferente
la fotografia metteva in discussione:

– La manualità / autorialità
– La riproducibilità
– La differenza tra cultura alta e linguaggi di massa.

il periodo storico che coincide con l’invenzione del dagherrotipo è attraversato da un allargamento esponenziale del campo del visibile.
immagine2.png

L’ingrandimento, il rallentatore, il fermo immagine, la fotografia microscopica e quella aerea, permettono all’uomo di moltiplicare esponenzialmente il suo raggio visivo e vanno a costituire quello che Walter Benjamin (Piccola Storia della Fotografia) definisce inconscio ottico.Étienne-Jules Marey

La cronofotografia

Muybridge Animal Locomotion

Muybridge Animal Locomotion - 1887

Siamo alla fine dell’800, il cinematografo deve ancora nascere, ma Edward Muybridge compie le prime sperimentazioni, affascinato dall’idea di rappresentare il movimento attraverso la fotografia, realizza , con più macchine fotografiche, scatti a intervalli di tempo ravvicinati, a vari soggetti.

Muybridge man woman

Muybridge - Running Man - Nude woman

Le avanguardie storiche

Perchè molti artisti, all’inizio del secolo scorso, iniziano ad usare la tecnologia per fare arte?

Hausmann Tatlin casa sua

R. Hausmann: Tatlin a casa sua - 1920

– Per le possibilità linguistiche e “multimediali” che offrono. Il miraggio che questi pionieri inseguivano, era quello di introdurre il cinematismo nell’arte, di rendere il movimento, di dare vita all’espressione artistica.
– Perché ne intuiscono la potenza rivoluzionaria: le avanguardie sono influenzate dalla portata epocale di questa prima rivoluzione tecnologica: in ambito scientifico Einstein parla di spazio-tempo nella sua “Relatività ristretta”, Ford introduce nuovi metodi di produzione standardizzati e seriali. Chaplin gli fà eco con il suo “Tempi moderni”. L’uomo comune assiste all’avvento dell’automobile, del telefono, dei primi elettrodomestici.
– Per riconciliare l’arte con il pubblico, o forse per avvicinarla maggiormente ad esso. Celebri le serate-cabaret dei futuristi, nasce la performance come nuova forma artistica a metà tra provocazione e teatro, in cui il pubblico è il vero protagonista.

Il primo sforzo consapevole di conciliare arte, tecnologia e industria va ravvisato nel movimento internazionale dell’Art Nouveau, che promosse l’utilizzo di nuovi materiali e macchinari e cercò, non senza contraddizioni, di “umanizzare” e “socializzare” le novità del progresso

Ferro, vetro, bulloni e persino il nudo cemento divennero protagonisti, spogliati di ogni rivestimento nobilitante, e l’attività artistica sentì il bisogno di scendere a patti con il progresso tecnologico e la produzione seriale, pena il rischio di venire schiacciata dall’omologazione e dall’impersonalità della macchina. In architettura, il macchinismo porterà al definitivo abbandono dell’ornamento (cfr. “Ornamento e delitto”, di A. Loos) nelle facciate, ed a un’estetica più razionale. La pianta di un’edificio non è più espressione di un disegno a priori, ma viene tracciata in base ad esigenze puramente funzionali. E’ il funzionalismo.
immagine8.jpg
Adolf Loos, abitazione di Tristan Tzara -Parigi, 1926-27

Moholy Nagy macchina effetti luminosi

Lazlo Moholy-Nagy, macchina per effetti luminosi - 1926

Chi, guardando un’immagine sarà capace di prescindere completamente dal fatto che a realizzarla sia stata una mano “spirituale” o un apparecchio “privo di anima” e sarà in grado di vedere al di là di tale immagine le forze creatrici dell’artista, non sceglierà certo il pennello a danno dell’apparecchio fotografico.

Arte e luce

“Lo stimolo più forte venne da una circostanza accidentale. In un semplice gioco d’ombre che era stato progettato per una ‘festa delle lanterne’ una lampada ad acetilene dovette essere sostituita. Per caso sulla carta trasparente si verificò un raddoppiamento delle ombre e attraverso le lampade di diverso colore divennero visibili un’ombra più fredda e una più calda. Venne allora subito l’idea di raddoppiare le sorgenti luminose, poi di sestuplicarle e di schermarle con vetri colorati” (Ludwig Hirschfeld-Mack )
immagine10.jpg

I futuristi

La questione del progresso e del vertiginoso evolversi della tecnologia, venne posta per la prima volta esplicitamente e in termini problematici, seppur talvolta ingenuamente ottimistici e venati di decadentismo, dal movimento futurista, che mise al centro della propria poetica la vita trasfigurata dalla tecnica.
“Noi vi dichiariamo che il trionfante progresso delle scienze ha determinato nell’umanità mutamenti tanto profondi, da scavare un abisso fra i docili schiavi del passato e noi liberi, noi sicuri della radiosa magnificenza del futuro”. (1910)
immagine11.jpg

Dada – le macchine diventano celibi

Delle conseguenze epistemiche del lavoro di Duchamp ho già parlato in una precedente scheda . Con i dadaisti si inizia il processo di decostruzione del linguaggio artistico. Nasce il ready-made, l’oggetto “trovato” dall’artista che assume dignità. I termini del rapporto arte tecnologia vengiono esasdperati, portando a una frattura. L’oggetto tecnologico è presentato estratto dal suo contesto tal qual è, senza un apparente intervento da parte dell’artista. L’arte diventa concettuale.

immagine13.jpg
immagine14.jpg
Dadaisti, surrealisti, costruttivisti scoprirono che la fotografia non era solo un occhio preciso, obiettivo e diaframma, ma camera oscura e schermo sensibile; si prestava cioè a una strana manipolazione dell’immagine che dava grandi margini al caso, all’imprevisto, all’inconscio, al nonsenso, all’assurdo.

immagine15.jpg
immagine17.jpg
Heartfield: Adolf, il superuomo: inghiottisce oro e parla latta – fotomontaggio

Fu nell’ambito del generale sforzo di rinnovamento culturale proprio delle avanguardie che si inseriscono i primi tentativi di uso creativo e anticonvenzionale delle immagini in movimento.
Futuristi, dadaisti e surrealisti apprezzarono il cinematografo per la sua capacità di favorire l’integrazione di diversi linguaggi espressivi e videro nel suo carattere di strumento nuovo e non ancora codificato da regole sintattiche e parametri critici definiti, un prezioso spazio di libertà.

Ballet mécanique Fernand Léger

Il balletto meccanico Léger - 1926 - alcuni frames

Lèger nel 1923: “La guerra mi aveva gettato, soldato, nel pieno di un’atmosfera meccanica. E qui scoprii la bellezza del frammento. Intuii una realtà nuova nel particolare di una macchina, nell’oggetto comune. Cercai di scoprire il valore plastico di questi frammenti della nostra vita moderna. Li ritrovai sullo schermi nei primi piani di oggetti.”

Assistiamo, con la tragica parentesi della II guerra mondiale, a una sfiducia nel progresso. Si afferma la predilezione per arte informale, materica, povera. Gli artisti sono in fuga, almeno fino all’avvento della televisione. <continua qui>

, , , , , , , , , , , , , , , , , , , ,

  1. #1 di serraglia il 14 settembre 2007 - 10:37

    molto interessante.
    complimenti

  2. #2 di sandro il 20 settembre 2007 - 14:23

    alla prima lettura l’ho trovato interessante, appena ho un poco di tempo lo riprendo con calma.

  3. #3 di butterflye il 23 giugno 2008 - 19:58

    Interessante e con una presentazione semplice..

    p.s: ho rubato un pò di immagini x metterle nella mia tesina…;)

  4. #4 di apolide il 24 giugno 2008 - 20:57

    Fai pure. Questo articolo, ad ogni modo, presto sarà cancellato in quanto ho deciso di dare una trattazione più estensiva e dettagliata alla materia. Non andrà perso nulla, ad ogni modo…

    Apo

  5. #5 di Simona Rinaldi il 13 gennaio 2009 - 20:24

    ..(Adolf Loos)..Interessante la sottolineatura all’ornamento..penso comunque che l’Art Nouveau, almeno nella componente inglese di Morris, Crane, (Arts&Crafts)per non parlare di Ruskin non promosse almeno negli intenti l’utilizzo di nuovi materiali e macchinari figli della nascente Rivoluzione Industriale, in quanto consideravano invece l’artigianato come espressione del lavoro dell’uomo e dei suoi bisogni, ma soprattutto come valore durevole nel tempo, in antitesi con la nascente standardizzazione degli oggetti, industrializzazione dei processi produttivi..ecc. Sicuramente influenzarono quello che sarà poi il design moderno e l’assenza purista dell’ornamento(come rivestimento e non come parte della “struttura”) l’uso del ferro, vetro e pietra sono le espressioni della componente Jugendstil, lo stesso loos aderì alla Secessione, per poi…La trasformazione tecnologica, culturale di quel periodo è estremamente “veloce” e complessa nel suo evolversi; più semplice spiegarla attraverso l’analisi delle forme dell’architetturta che attraverso la componente dell’arte(poesia,ideologia)..emerge la tua componente di Architetto, e soprattutto dello stile di Venezia..appena ho letto Loos, ho pensato a Paul Valery e al Prof. Leoncilli Massi

  6. #6 di apolide il 13 gennaio 2009 - 20:48

    E tu mi becchi sempre i contenuti un po’ “strani”. Questo articolo era in via di sostituzione, per via del fatto che l’ho spezzato in unità più piccole, visto che in pochi si prendevano la briga di leggere un pezzo così lungo. Ad ogni modo è argomento della mia tesi di abilitazione per l’insegnamento della storia dell’arte, e lì l’accento era posto soprattutto sulle espressioni artistiche più estremiste, sul surrealismo e sulle sue conseguenze, per intenderci, fino a giungere alla media art e alla net art.

    Mi trovi d’accordo sulla tua visione e sulla nascita e l’evoluzione che ha avuto il design in questo periodo.

    Sì mi sono laureato allo IUAV, ma ho iniziato a Pescara il mio corso di studi. Mi sono trasferito verso la fine, l’avessi fatto prima…non ho avuto contatti coi docenti che menzioni.

    Il taglio del tuo commento mi suggerisce che siamo colleghi…sei anche tu architetto?

    Adonai

    Apo

  7. #7 di Simona Rinaldi il 14 gennaio 2009 - 14:54

    Sono una Grafica Pubblicitaria vecchio stampo(ritagli,collage, lettering), iscritta ad Architettura a Firenze a.a 1990\91..ho fatto 24 esami, poi..Sono Progettista Cad (qualifica Europea), ho lavorato come disegnatrice fino al 2003, ho viaggiato, visitato luoghi e visto abbastanza mostre e personali..ho partecipato a convegni, visto film, studiato sempre, sono una di quelle persone che parla solo di quello che conosce..mi appassiono! Ora mi occupo di cibo, specialità enogastronomiche..Slow Food, conosci?

  8. #8 di apolide il 14 gennaio 2009 - 15:55

    Io sono un architetto, iscritto nel mesozoico e laureato molto tardi (diciamo da pochissimo), abilitato all’insegnamento di storia dell’arte, insegno qui a Firenze, passione grande per la poesia; mi piacerebbe una seconda laurea in lettere moderne, ma sai…

    Fatto una miriade di lavori, esperienze come operatore e formatore CAD, docente ECDL e di grafica (quella al computer, photoshop e illustrator). Sempre in movimento, curioso, ho mille perché in testa…e sono lieto di conoscerti!

    Adonai

    Apo

  1. Il rapporto tra tecnologia e arte (11) – Lingering – Steven Perdikis « Parole e immagini
  2. Il rapporto tra tecnologia e arte (10) – Wissengewächs – un’installazione di Laurent Mignonneau e Christa Sommerer « Parole e immagini
  3. Il rapporto tra tecnologia e arte (9) – La mail art « Parole e immagini
  4. Il rapporto tra tecnologia e arte (8) – un essere transgenico come opera d’arte: GFP Bunny « Parole e immagini
  5. Il rapporto tra tecnologia e arte (7) – Myron Krueger e i primi esperimenti di realtà artificiale « Parole e immagini
  6. Il rapporto tra tecnologia e arte (6) – Nam June Paik e la nascita della video-arte « Parole e immagini
  7. Il rapporto tra tecnologia e arte (5) – Gli Oscillons di Ben Laposky e l’arte “elettronica” « Parole e immagini
  8. Il rapporto tra tecnologia e arte (2) – Muybridge e la cronofotografia « Parole e immagini
  9. Il rapporto tra tecnologia e arte (3) – le avanguardie: Hausmann e Moholy-Nagy « Parole e immagini
  10. Il rapporto tra tecnologia e arte (12) – Marcel Li e il corpo tecnologico « Parole e immagini
  11. Il rapporto tra tecnologia e arte (13) – Il MoMA approda su Second life « Parole e immagini
  12. Il rapporto tra tecnologia e arte (14) –Eduardo Kac – e la bio arte « Parole e immagini
  13. Il rapporto tra tecnologia e arte (16) – Gravicells, simulazione interattiva della curvatura dello spazio « Parole e immagini
  14. Il rapporto tra tecnologia e arte (1) – gli impressionisti e la fotografia « Parole e immagini
  15. Il rapporto tra tecnologia e arte (4) – Lo spazialismo di Fontana « Parole e immagini
  16. Il rapporto tra tecnologia e arte (17) – 01.org – 13 most beautiful avatars in Second Life « Parole e immagini
  17. Il rapporto tra tecnologia e arte (II) « Parole e immagini

Lascia un commento